Tellaro, un piccolo borgo marinaro del Levante Ligure, si incastona tra roccia e mare, avvolto dalla fragranza della macchia mediterranea. Qui l’atmosfera è unica, un viaggio nel tempo che ti cattura subito. Le strette vie, scavate nella storia, sembrano sussurrare racconti di gente che ha resistito al mare, alle sue onde che si schiantano con forza contro gli scogli. L’aria profuma di salsedine e pino marittimo, un respiro che ti entra nell’anima.
Da tempo ammiravo immagini di questo luogo straordinario, finché non ho deciso di partire per catturare la “mia” Tellaro. L’attesa delle condizioni giuste è stata lunga, come sempre accade. Cercavo una mareggiata, un momento in cui quelle costruzioni si ergessero come baluardi davanti a un mare grosso, gigantesco, a tratti spaventoso—una furia che non avevo mai visto prima. Onde di quattro metri si infrangevano davanti ai miei occhi, sollevando spruzzi di schiuma che rendevano la scena quasi dantesca.
Raggiungere Tellaro è stata di per sé un’avventura: la strada a picco sul mare mi ha messo alla prova. La gente del posto mi ha accolto con sorrisi curiosi—abituati agli stranieri, ma non a qualcuno armato di macchina fotografica di fronte a un mare così minaccioso. Dopo un giro nel borgo antico, non solo per trovare l’inquadratura perfetta ma per esplorare e connettermi con l’anima del luogo, la scelta è caduta su un classico: la Punta di Trigliano. Questo ampio scoglio che si protende sul mare offre una vista diretta sulla chiesetta, un simbolo che sfida la rabbia delle onde.
Raggiungere quel punto con un mare del genere non è stato facile. Bisognava calcolare il ritmo delle onde: “Uno… due… tre…”, e poi correre per evitare una doccia che poteva avere conseguenze. In cima, però, ho trovato un angolo asciutto, un rifugio sicuro da cui scattare. Ho optato per un medio teleobiettivo, comprimendo la scena per spingere le onde ancora di più contro l’abitato, creando un effetto drammatico.
Il rientro è stato altrettanto avventuroso, con il rischio di una “lavata” sempre in agguato, ma fortunatamente tutto è filato liscio. Gli ultimi scatti li ho dedicati a un tramonto spettacolare accanto all’Isola del Tino: il sole che scendeva all’orizzonte, tingendo il cielo di arancione, mi ha regalato una sensazione di calore unica, un ricordo che porterò con me per sempre.
Al crepuscolo, tornando verso l’auto, ho fatto un ultimo giro nei vicoli intricati, fermandomi a sorseggiare un bicchiere di Vermentino locale. Quel sapore fresco è stato il dolce contraltare all’acqua marina che mi aveva accompagnato, regalandomi uno degli scatti più belli ed emozionanti della mia vita.




